martedì 21 agosto 2012

Spaesamenti

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
(E. Montale, Meriggiare pallido assorto)

Rieccoci qui dopo un lungo silenzio festivo.
Anche quest'anno, nonostante tutto, una settimana di ferie siamo riuscite a portarla a casa, assieme a un po' d'abbronzatura, qualche foto, ricordi e ricordini assortiti.
E' andata più o meno così. In una torrida serata di luglio, pigiate davanti al computer, c'è cascato l'occhio su Sestri Levante. Capite bene che un posto che ha una spiaggia battezzata da Andersen "Baia delle favole" non poteva che ispirarci. Quindi, armate di belle speranze, abbiamo scritto a un paio di bed & breakfast, incrociato le dita in attesa di risposta e acchiappato il primo che ci ha detto di sì, salvo poi chiederci: "Come mai costa poco ed è libero a cavallo di ferragosto?". Semplice: perché è a 1 km e mezzo dal mare, su per una strada in salita con tanto di sottopasso della ferrovia e canale con un filo d'acqua che gorgoglia tra alghe d'un verde postatomico. Facendo un rapido calcolo, quella strada l'abbiamo percorsa almeno 4 volte al giorno per 7 giorni e il risultato equivale esattamente a una maratona: "Pensate all'effetto rassodante!" ci ripetevamo l'una con l'altra arrancando in infradito sotto il sole.
Va detto, però, che le proprietarie del b&b, gentili, pingui e casiniste quanto basta per risultarci simpatiche, a colazione ci rifornivano di maxi brioches di pasticceria e di focaccia di forno in quantità sufficiente per affrontare la calata fino al mare. E che, lungo la strada, c'era di tutto e di più: supermercati, bar, pizzerie, ristoranti, giornalai e persino un paio di pompe funebri (sic). Ah, dimenticavo: c'era anche un elettrauto che ci ha aiutato a cambiare una gomma. Sì, perché il nostro arrivo a Sestri è stato un pochino movimentato. Dopo un viaggio pressoché perfetto con poco traffico e colonna sonora vintage (non avendo io l'autoradio abbiamo riesumanto walkman e relative cassette anni '80-'90), siamo riuscite a sbagliare l'uscita dell'autostrada.
Lo so cosa state pensando: "Eh, la solita Cri che si perde dappertutto!". Vero! Però anche quei benemeriti che hanno pensato di fare un unico svincolo per la stazione di servizio e il casello hanno la loro parte di responsabilità.
A Lavagna ci siamo ingorgate nel traffico ligure, talmente ostico da farci rimpiangere la quasi totale assenza di rotatorie. Quindi, infilata dopo diversi tentativi la strada giusta, abbiamo oltrepassato il b&b. "Nessun problema! Faccio inversione e siamo arrivate". Peccato che tra me e i miei buoni propositi si sia frapposto un marciapiede scheggiato che mi ha dato il benvenuto con un bel buco nella gomma. Inutile dire che era nuova di pacca: cambiata il mese scorso dopo la revisione. Non ho nemmeno detto tante parolacce.
Quando ho visto l'insegna dell'elettrauto lì vicino ho capito cosa prova un beduino alla vista di un'oasi nel deserto: non è un gommista, d'accordo, ma un po' d'attrezzatura l'avrà... Infatti. Dal gommista ci ha poi accompagnato una delle proprietarie del b&b: lei davanti in motorino, noi dietro in auto, meste e accaldate.
Nel pomeriggio, finalmente, ci siamo assestate e abbiamo deciso di scendere in spiaggia per dare l'avvio ufficiale alla vacanza. Ci crediate o no, s'è messo a piovere. Sarà durato meno di un'ora, ma è stato più che sufficiente per chiederci se ci eravamo ormai giocate il bonus sfiga per il resto della settimana.
No, purtroppo, perché la mattina dopo io ho pensato bene di fare una visitina al prontosoccorso, con Costi che mi ha accompagnato mettendo a frutto l'esperienza acquisita guardando ER e dintorni.
Poi, per fortuna, è andata un po' meglio, se si esclude un sandalo rotto inciampando su un marciapiede dissestato (eh, no, anche a piedi!?); e la lunga ricerca su strada deserta, in salita e assolata, fiancheggiata da una muraglia molto montaliana, di una mostra che si è rivelata aperta solo nel weekend (era martedì); tutto è filato quasi liscio.
Abbiamo fatto un giretto in battello a San Fruttuoso, con i bagnanti che contendono alle barche i pochi metri di mare azzurro e il santuario plurisecolare che guarda con sufficienza la distesa di ombrelloni ai suoi piedi, e a Portofino, con la celeberrima piazzetta ingombra di camion che stavano caricando le impalcature utilizzate il giorno prima per girare un video di Bocelli, e le botteghe d'alta moda, assolutamente incongrue con quello che resta, nonostante tutto, un paese costruito da pescatori.
A Camogli NON abbiamo mangiato un panino, ma una bruschetta con vista sul porto, con le reti stese ad asciugare, la rocca (chiusa anche quella...) e le case altissime, che parrebbero condominiacci se non fossero affrescate. Lì c'era la mostra introvabile e invisitabile di cui sopra, che aveva lo stesso titolo di questo post.
Abbiamo fatto una capatina anche a Levanto a trovare l'amica Sandra. Guardacaso era giorno di fiera e tra noi e il mare si è frapposto un corposo mercato. Beh a dire il vero anche a Sestri, ogni sera, prima e dopo cena, passavamo tra le bancarelle di borse, bijou e ninnoli vari, alcuni dei quali sono tornati a casa con noi.
Nei giorni di quiete ci siamo date a un originale sport da spiaggia: racchettoni? biglie? beach volley? Acqua, acqua... Complice Nerone, Lucifero o non ricordo quale degli anticicloni dai nomi inquietanti che hanno reso quest'estate torrida quasi come quella del 2003, ci siamo cimentate nella caccia all'ombra! Facile? Provate voi a incastrare tre lettini sotto un unico ombrellone poi mi direte: occorrono precisione, abilità e riflessi pronti, per sfruttare ogni centimetro ed evitare di schiacciarsi le dita negli infernali meccanismi.
Abbiamo così scoperto che a noi, dopotutto, la spiaggia piace dalle 18.30 in poi, quando comincia a svuotarsi. Quando i bagnini fanno il giro ad espiantare gli ombrelloni, il sole e la sabbia non scottano più, si leva la brezza, il vocio si attenua e le ombre si allungano. E noi potevamo dedicarci tranquillamente alla lettura e alla ricerca di sassolini e vetrini colorati e levigati dal mare senza rischiare di calpestare nessuno. Vetrini e sassolini che la creativa Dani, armata di colla acquistata al colorificio, che faceva sempre parte della serie di negozi lungo la via dal mare al b&b (e viceversa), ha trasformato in ciondoli e anelli. Perché anche in vacanza le ciose non perdono le loro buone (?!) abitudini. Sarà per questo che - a parte qualche pizza d'asporto - non ci siamo fatte mancare cenette sfiziose e gelatini - beh, mica tanto "ini" - d'ordinanza. Peccato per l'inafferrabile farinata: pur essendo nella sua terra d'origine, infatti, pare che col caldo pochi si azzardino a farla e, per questo, spariva al volo, spesso prima che noi riuscissimo ad accaparrarcene un pezzo. In compenso siamo tornate a casa con un notevole corredo di focaccia che, abbiamo scoperto, si misura a fogli.
Che ne dite di un A3?!
Buon rientro dalle vacanze a tutti/e.

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